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Meshell incontra Nina Simone

Nei giorni in cui scriviamo questa recensione divampa una polemica sulla scelta dell’attrice che dovrebbe interpretare il ruolo di Nina Simone nell’atteso film biografia: l’annunciata Zoe Saldana sarebbe infatti – e in effetti lo è – un po’ troppo “bianca” rispetto alla celebre cantante che dovrebbe impersonare e molte voci di protesta si stanno levando, tanto più che la Simone è sempre stata un personaggio profondamente legato all’orgoglio black.

Vada come vada, la vicenda è sintomatica della non facile “gestione” di tributi, riletture, omaggi e reintrepretazioni di figure dalla spiccata originalità e l’attesa per il nuovo lavoro della bassista e cantante Me’ShellNdegéocello, anch’esso dedicato alla Simone era chiaramente alta.

Di certo non si può negare a Me’Shell una sensibilità particolare [giocata nel corso della carriera con esiti alterni, ma mai banali] nel contribuire in modo originale al flusso espressivo della musica afroamericana e in questo senso la figura della Simone è uno stimolo piuttosto ghiotto, sia per il forte significato politico della sua musica che per la varietà di stili entro cui lo ha coniugato.

Oltre alla band che ultimamente l’accompagna, Me’Shell ha voluto qui alcuni ospiti, dal sassofonista Tracy Wannomae alle voci di Lizz Wright e Sinead O’Connor, passando per Cody ChesnuTT, Toshi Reagon e Valerie June, in una sorta di coralità che bene si armonizza con gli intenti del progetto.

Nina era così insolita, senza regole” dice Me’Shell, che della Simone ha certamente il piglio forte e orgoglioso, e la musica di questo Pour Une Âme Souveraine [in italiano "per un'anima sovrana"] decide saggiamente, da un lato di non ricalcare le versioni originali dei pezzi, dall’altro di affrontare un repertorio ad ampio spettro, fatto non solo di temi scritti da Nina, ma anche di brani che amava interpretare.

Il risultato però alla fine è meno convincente delle premesse, sia perché le premesse medesime sono piuttosto alte data l’accoppiata, ma anche perché tutto rimane un po’ in una sorta di terra di mezzo non sufficientemente avventurosa per le possibilità di Me’Shell [che rallenta con andamento nebbioso alcuni classici, ma che non trova quell’obliquità che ce l’ha fatta conoscere come conturbante balladeuse] e nemmeno troppo calcolata per avere un particolare impatto pop. Gradevole, ma considerati gli obbiettivi, missione piuttosto incompiuta…